23 novembre 2013

Sabato in Poesia: "Eroina" di Riccardo Mannerini

Eroina tratta del tema piuttosto spinoso e molto concreto della dipendenza da sostanze stupefacenti. Il discorso è ovviamente estendibile a qualsiasi "droga", in senso meno stretto, che genera assuefazione. Il testo è molto preciso nella descrizione degli effetti surreali (non solo fisici, ma anche emotivi come il senso di profonda solitudine esistenziale che coglie il tossicomane, la paura e il senso di vergogna nel rivelare agli altri la propria condizione, la insolita e inaspettata consapevolezza di vivere una situazione di forte dipendenza e drammaticità) derivanti dall'assunzione di sostanze che alterano la normale percezione della realtà e rivela la grande lucidità di Mannerini, come anche il coraggio di affrontare tematiche scabrose, piuttosto prosaiche, con un linguaggio asciutto e crudo, decisamente consono all'argomento. Tipici dello stile delle poesie di Mannerini sono il realismo, la vicinanza a figure o situazioni marginali e degradate della società, la capacità di aver contribuito a "svezzare" la poesia al brutto concreto, attribuendo liricità a ciò che non ne aveva mai avuto prima.  



Come potrò dire
a mia madre
che ho paura?
La vita,
il domani,
il dopodomani
e le altre albe
mi troveranno
a tremare
mentre
nel mio cervello
l’ottovolante della critica
ha rotto i freni
e il personale
è ubriaco.
Ho paura,
tanta paura,
e non c’è nascondiglio possibile
o rifugio sicuro.
Ho licenziato
Iddio
e buttato via una donna.
La mia patria
è come la mia intelligenza:
esiste, ma non la conosco.
Ho voluto
il vuoto.
Ho fatto
il vuoto.
Sono solo
e ho freddo
e gli altri nudi
ridono forte
mentre io striscio
verso un fuoco che non mi scalda.
Guardo avvilito
questo deserto
di grattacieli
e attonito
vedo sfilare
milioni di esseri di vetro.
Come potrò 
dire a mia madre
che ho paura?
La vita,
il suo motivo,
e il cielo
e la terra
io non posso raggiungerli
e toccare…
Sono sospeso a un filo
che non esiste
e vivo la mia morte
come un anticipo terribile.
Mi è stato concesso
di non portare addosso
vermi
o lezzi o rosari.
Ho barattato
con una maledizione 
vecchia ma in buono stato.
Fu un errore.
Non desto nemmeno
più la pietà
di una vergine e non posso
godere il dolore
di chi mi amava.
Se urlo chi sono,
dalla mia gola
escono deformati e trasformati
i suoni che vengono sentiti
come comuni discorsi.
Se scrivo il mio terrore,
chi lo legge teme di rivelarsi e fugge
per ritornare dopo aver comprato
del coraggio.
Solo quando
scadrà l’affitto
di questo corpo idiota
avrò un premio.
Sarò citato
di monito a coloro
che credono sia divertente
giocare a palla
col proprio cervello
riuscendo a lanciarlo
oltre la riga
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell’infinito.
Come potrò dire a mia madre
che ho paura?
Insegnami, 
tu che mi ascolti,
un alfabeto diverso
                                                    da quello della mia vigliaccheria. 

Riccardo Mannerini

Riccardo Mannerini (1927-1980) fu un poeta e paroliere italiano libertario e di tendenze anarchiche. Nacque a Genova, figlio di un militare di carriera e di una violista. Nel 1943 perse il padre e l'anno successivo, catturato dai tedeschi, venne impiegato come operaio e costretto a lavorare in una fabbrica di ricambi di armamenti. Proprio lì la sua vita intellettuale ebbe una svolta; conobbe infatti un operaio libertario che lo iniziò al pensiero anarchico. Dopo la guerra si iscrisse alla facoltà di medicina, da cui ben presto dovette ritirarsi per ragioni economiche, pur continuando a frequentare l'ambiente universitario. Decise così di imbarcarsi e girare il mondo, annotando su taccuini e quaderni il frutto dell'incontro tra le esperienze e la sua capacità analitica. Dopo il parere positivo di un amico, si decise ad inviare le sue poesie a concorsi e riviste, trattando però le sue composizioni come dei giochi. Durante uno dei suoi viaggi, uno sfortunato incidente - la fuoriuscita di vapore dai tubi della sala macchine - gli ustionò gli occhi, compromettendo per sempre la sua normale capacità visiva. Reagì alla disgrazia, impegnandosi in vari modi nel sociale. Decisamente importante per la sua vita artistica e personale fu l'incontro con Fabrizio De André, da cui nacque una bella e sincera amicizia e una collaborazione per la realizzazione del testo della canzone Cantico dei drogati, che fa parte dell'album Tutti morimmo a stento del cantautore genovese, e di alcuni testi delle canzoni inserite nell'album Senza orario senza bandiera dei New Trolls. Le divergenze e discussioni piuttosto accese con De André portarono ad un allontanamento tra i due e, in seguito all'acutizzarsi di una feroce depressione, il 26 marzo del 1980 Mannerini decise di togliersi la vita nella palestra della moglie, la poetessa e scrittrice Rita Serando. 
Le sue poesie sono raccolte nei due volumi pubblicati postumi: Un poeta cieco di rabbia (2004), Il sogno e l'avventura. Poesie 1955-1980 (2009). 

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