18 giugno 2014

Elogio della bellezza

di Roberto Marino

"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace", è la frase che riassume - magari molto sinteticamente, ma non certo male - il concetto moderno di bellezza. Non così dovevano pensarla ad esempio i Greci, in particolare gli artisti, per cui la bellezza aveva canoni piuttosto definiti oggettivamente. Bello era ciò che rispecchiava le proporzioni geometriche tra le parti e quando si tratta di geometria, si sa, c'è poco da interpretare. Poi arriva Platone e ci mette il suo carico metafisico da novanta con la concezione della bellezza come veicolo dell'idea del Bene e allora non si sfugge più.

Nel tempo l'idea di bellezza ha subito centinaia e centinaia di modifiche, perché in molti si sono chiesti cosa fosse e come andasse interpretata. Gli artisti rinascimentali hanno fatto scuola in questo ambito e allora ecco che ancora oggi chiunque non può che restare estasiato di fronte alla bellezza del David o del Mosè di Michelangelo, che si esplica nella precisione dei dettagli, nella muscolatura definita, simboli indiscussi di potenza. E ancora, il cammino dell'idea di bellezza si è arricchito non solo dei contributi di chi la bellezza l'ha "costruita" pragmaticamente (gli artisti) ma anche di chi l'ha teorizzata, come lo storico dell'arte Winckelmann, i filosofi Baumgarten e Kant, il quale la soggettivizza enormemente, filosoficamente parlando. 

Ma la bellezza ha mille declinazioni e il neoclassicismo ad esempio mostra come bello è tutto ciò che ha forme gentili, arcuate, dolci, raffinate. Esempi? Le Grazie, Amore e Psiche, La venere Italica, Paolina Borghese, Perseo, Venere e Adone di Canova, La fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, etc. 

L'Ottocento poi è stato un secolo bizzarro, spesso contraddittorio e infatti ci ha presentato come "bello" anche ciò che tradizionalmente era considerato brutto. Infatti, ci sogneremmo mai di non restare affascinati o completamente impassibili di fronte ad una poesia di Baudelaire, che raffigura luoghi maledetti, bordelli, donne lascive, contesti bohémien oppure rifiuteremmo mai un componimento di Leopardi solo perché raffigura una Natura insensibile maligna e cattiva? Si potrà obiettare che se brutto è il contenuto rappresentato in questi componimenti, bello è però il "contenitore", la forma poetica, la poesia in se stessa e questo è vero; tuttavia operare una separazione netta tra forma e contenuto non è un'operazione convincente né conveniente. Un'opera d'arte è il frutto di un insieme inscindibile tra "materia" e "forma", che vivono entrambe nella mente, nella fantasia, nella sensibilità dell'artista. 

E' in questo contesto che si è formato il concetto relativo di bellezza, che di strada ne ha fatta tanta ed è giunto sino alle porte della contemporaneità in tutte le sue sfaccettature. Ad esempio, consideriamo la concezione architettonica, in senso molto ampio (urbanistico, topografico) che si è avuta fino agli anni '50-'60 del XX secolo. Questa ci dà la cifra del senso estetico che si è avuto ad esempio durante tutta l'epoca industriale, che proprio negli anni del boom economico ha avuto il suo punto apicale. Dominio faustiano incontrastato dell'uomo sulla natura; desiderio di possesso e potenza; creazione di un habitat artificiale, nato dalla trasformazione della natura da qualcosa di selvaggio in qualcosa di addomesticato, artificiale; espansione illimitata del contesto abitato in lungo, in largo e in alto; in un solo concetto: idea della bellezza come grandezza, materia, enormità. 

Anche il concetto di bellezza, applicato alla figura umana (in particolare femminile), dello stesso periodo rivela questa stessa attenzione per la materia, la quantità. Le donne simbolo di fascino, sensualità, femminilità fino agli anni '60 sono state formose (Sophia Loren, Claudia Cardinale, per non parlare delle pin-up americane, che facevano bella mostra di sé sulle pagine delle riviste patinate, dedicate ad un pubblico più maturo). Ma tant'è: contesto in cui vai, usanze che trovi. 

Oggi invece, i canoni della bellezza (non solo femminili) sono decisamente cambiati. Le riviste e le agenzie di moda chiedono fisici esili (ma comunque sodi e simboli di salute, con una tendenza leggermente diversa rispetto alla bellezza anoressica anni '90); il dominio sul mondo in termini di espansione materiale si è decisamente attenuato e si è piuttosto orientato verso le menti, le emozioni, le persone. La pubblicità, il marketing, l'editoria, i mass media, internet si rivolgono alle idee delle persone e cercano di manipolarne la natura, diffondendo concetti, immagini, archetipi. E la bellezza è uno strumento fondamentale per farlo, tanto è vero che viene usata in maniera indiscriminata per far passare qualsiasi messaggio, molto spesso completamente avulso dal mezzo utilizzato.

Dopo un discorso su un tema così interessante e bello (si scusi il gioco di parole) come si può concludere se non affidandosi alle parole - un po' rivisitate ma mica poi tanto - dell'Elogio della follia dell'umanista Erasmo da Rotterdam, che descrive l'azione della Natura nel mondo come sana, equilibrata, previdenziale nel diffondere un pizzico di sana follia? Beh, si potrebbe anche aggiungere che la Natura ha infuso nel mondo una quantità infinita di bellezza sotto tutte le forme e per tutti i gusti. E poi cosa ha fatto? Ha dato a ciascuno di noi differenti e personali sensibilità e capacità di riscontrarne l'essenza in cose e aspetti diversi. E se non è Bellezza questa! 

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