di Giovanna Cafaro
Immaginate di
viaggiare in un flusso spazio-temporale indefinito come accade nel visionario Back to the future e di ritrovarvi di
colpo alla fine del varco che apre alla vista una brulicante hall illuminata da
un occhio di bue, nella quale una figura si materializza in scena sulle note di
un frenetico rock and roll alla Chuck
Berry. Sì, l’atmosfera che si respira sembra proprio corrispondere a quella
degli anni Cinquanta.
La
sensazionale esperienza descritta è equiparabile a ciò che si prova ascoltando
la musica dell’emergente gruppo rockabilly John Wayne Gacy, composto da quattro “svalvolati” – Antonio Adduca
(chitarra solista e cultore jazz), Fabrizio Morrone (al basso per necessità ma
flautista per vocazione), Marco Ferraro (batterista), Francesco Fazio alias
Alvin (chitarra e voce) – i cui destini sono accomunati dall’amore per il
genere.
The John
Wayne Gacy è la travolgente band che trae linfa vitale dal vasto repertorio
della musica anni Cinquanta, o per meglio dire dai musicisti dei favolosi
Ottanta che attingono dai suoni di tre decadi prima: gente come Brian Setzer,
ex chitarrista degli Stray Cats, tanto per intenderci. È dal repêchage dei
ritmi e dei sound unito alle soluzioni strumentali innovative da loro ideate
che nasce l’esplosivo genere.
Scopriamo
qualcosa in più di loro, i retroscena e le confessioni della loro vita da
musicisti parlandone con Alvin, leader del gruppo.
Ciao Alvin e ben trovato nel nostro piccolo
spazio dedicato all’universo musicale. Per cominciare, vorrei chiederti da dove
nasce l’idea di formare un gruppo rockabilly.
Tutto ebbe
origine nel lontano 2009 quando assistetti all’esibizione del rivoluzionario
trio siciliano Adels: fu amore a prima
vista. La loro capacità di combinare insieme Rockabilly, Surf, Blues e Punk -
definendo il Pure South-a-Billy Sound (da
cui il titolo che diede vita al loro album nel 2006, NdA) - accese in me la voglia di sperimentare nuovi orizzonti pur
rimanendo ancorati alla tradizione.
Il nome che avete deciso di adottare suona
quasi come un ossimoro: il serial killer Gacy e l’attore dell’epopea classica
del cinema hollywoodiano John Wayne, due personaggi antitetici, come nel caso
del Dottor Jekyll e Mr. Hyde. L’uno è l’eroe che incarna “l’american dream”
alla conquista del nuovo mondo all’interno del melting pot per salvaguardare la comunità dai cattivi; l’altro lo
spietato assassino che tortura, sodomizza e uccide le sue vittime con estrema
freddezza. Qual è lo slancio che connette le due figure con la nominazione del
gruppo John Wayne Gacy?
Innanzitutto,
cercavamo un nome legato a eventi tragici e macabri, come accadeva per la
maggior parte delle band del passato. Ti elenco alcuni esempi: il gruppo heavy
metal britannico Black Sabbath trae origine dal Sabba, celebrazione orgiastica
a carattere per lo più sacrilego che si consumava tra le streghe e il demonio;
i Led Zeppelin scelsero lo Zeppelin tedesco LZ 129 Hindenburg come nome per il
loro gruppo, poiché rievocava alle menti l’oggetto volante più grande mai
costruito, poi distrutto nel 1937 a causa di un incendio; i Pennywise, gruppo
hardcore punk statunitense dal perfido clown del celebre romanzo It di Stephen King; o ancora i Lyzzy
Borden, che esasperavano le loro performance in forti shock rock (ossia
l’attitudine di quei musicisti che durante i loro concerti ne estremizzano le
esibizioni con temi a sfondo sessuali e violenti, NdA). La scelta di attingere dalla tradizione rappresentava un modo
per rendere omaggio ai grandi artisti, facendo rivivere insieme il bene e il
male come matrice della vita. E poi guardo agli innovatori della musica, per
citarne solo alcuni: i Black Label Society, il mio mentore Zakk Wylde, i
Metallica, gli Skid Row, i Deep Purple, gli AC/DC, i Pink Floyd, i Kiss e i
Poison, per discostarmene e forgiarne un personalissimo stile.
Mi chiedevo
se fosse diventata una costante tra i giovani quella di rivolgere e tendere
l’orecchio al passato, soprattutto come accade negli ultimi tempi con la
diffusione e talvolta l’abuso che si fa del termine vintage (dal francese “vendemmia”, indicando con essa la produzione di vino
d’annata in riferimento ai manufatti fuori produzione da uno o più decenni,
ricercati e collezionati in ragione della buona qualità del design e
riconducibile a un determinato periodo storico) - onnipresente su tutti i
fronti della vita - dalla moda al design, dalla musica alle automobili e via
discorrendo. Nell’ambito musicale questo si ripercuote con l’avvento di band
che emulano i loro padri, ricreando certe atmosfere suggestive. Il fenomeno sembra
essere in costante aumento: mi sapresti dire perché la necessità di riproporre
scenari come questi?
Guardare al passato, o come dici tu “tendere l’orecchio”
verso di esso, permette di ammirare musicisti e produttori di testi davvero unici:
e ci tengo a sottolineare che la musica, quella vera, esiste. Oggi non ci sono
band capaci di compiere gesti eclatanti e di apportare genuine innovazioni
nell’ambito del rock and roll e dell’hard rock, dove la produzione si presenta
piuttosto scarsa. Per quel che riguarda, invece, il fenomeno prettamente legato
al costume, devo dire che esso tende inevitabilmente a scontrarsi con la moda,
con l’apparenza e con ciò che ne consegue. Ad esempio, il riferimento agli anni
Cinquanta, Sessanta e Settanta, in realtà, è sempre esistito: vedi i Festival,
i raduni, che uniscono determinati gruppi sociali per l’amore che si prova
verso un particolare genere musicale. Queste realtà «parallele» riaffiorano nel
momento in cui ci si accorge che esistono, perciò necessitano di essere vissute
e raccontate al mondo.
Hai appena
citato Festival, raduni, meeting... microcosmi fatti di differenti realtà, dove
potersi confrontare e assaporare i retroscena del mondo rockabilly. Frequentate
questi circuiti, magari come palcoscenico o trampolino di lancio che possano per
farvi conoscere?
Tra i festival più importanti in Italia per lo
scenario rockabilly vorrei ricordare il Summer
Jamboree di Senigallia che si
svolgerà dal 3 all’11 agosto 2013, una sorta di happening culturale all’insegna
di buona musica e non solo. Si tratta dell’evento più frizzante dell’anno in
grado di coniugare la passione per il genere in un contesto ricreato ad hoc nel quale ti ritrovi investito e
immerso in un’atmosfera davvero senza fiato, con l’insegnante di ballo, la
make-up artist che ripropone il trucco anni Cinquanta, il tatuatore e tanti
piccoli empori all’aperto con accessori e vestiti vintage: una grande famiglia
in grado di offrirti tanto affetto. E poi è grazie alla passione che ci unisce
per la musica a rendere tutto ciò così vitale. Il Maverick Rock ’n’ Roll Festival di Crotone, invece, è una realtà
calabrese nata da poco: l’ho vissuta da spettatore attivo ed è stato come
sentirsi al posto giusto nel momento giusto. Era tutto davvero perfetto!
Frequentare
i luoghi “giusti” implica inevitabilmente far parte di una nicchia molto
ristretta di cultori del genere. Quanto conta per voi seguire certi dettami e
come si riflettono nell’abbigliamento, ma soprattutto nella vita?
Certo l’ambiente è di nicchia, ma non è fatto di
soli cultori... per me è diventato sin da subito un vero e proprio stile di
vita. Ti faccio un esempio: anche nella quotidianità mi ritrovo a indossare le
creeper, le coloratissime camicie hawaiane, da bowling e a quadri che porto
durante i concerti. Giochiamo molto con l’aspetto scenico, pensa al burlesque:
l’arte e la vita si fondono insieme.
Il
rockabilly è un genere ballabile, frenetico e soprattutto coinvolgente, mi
descrivereste una vostra performance-tipo?
L’adrenalina sale, ogni concerto è una storia a sé!
Solitamente si rompe il ghiaccio con un pezzo originale o un lento per mettere
a proprio agio principalmente le coppiette; poi improvvisamente cambiamo
registro, ed è qui che il pubblico si lancia in pista lasciandosi travolgere
dall’incalzante ritmo. Si crea una
sintonia unica... pazzesco! Solo allora ti accorgi di amare con tutte le tue forze
la musica, il rock and roll.
(Il sito dei John Wayne Gacy: http://www.myspace.com/thejohnwaynegacy
e la loro pagina Facebook: https://www.facebook.com/groups/231717326889199/?fref=ts)
e la loro pagina Facebook: https://www.facebook.com/groups/231717326889199/?fref=ts)
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