Sabato in Poesia: "Vendemmia" di Marino Moretti

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Roma capitale d'Italia

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Sabato in Poesia: Estratto di "Beppo, racconto veneziano" (George Gordon Lord Byron)

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09 novembre 2014

Vaffanmuro! Così 25 anni fa cadeva il Muro di Berlino

di Roberto Marino 


In 25 anni accadono e cambiano tante cose. Si cresce, si invecchia, si realizzano progetti di vita. Tanti ne sono passati dalla caduta del "Muro della Vergogna", definizione con cui in Occidente veniva chiamato il muro di Berlino. 

Costruito nell'agosto del 1961, lungo 155 chilometri, circondato da filo spinato, illuminato a giorno durante la notte, sorvegliato e protetto 24 ore al giorno da soldati di frontiera con l'ordine di sparare a vista contro chiunque avesse provato ad oltrepassarlo, divideva uomini e donne di una stessa città, separava per sempre vite che avevano scelto o si erano ritrovate ad essere unite, lacerando per ben 28 anni il tessuto sociale di una intera comunità urbana e spezzando un continente. Fu voluto dalla Repubblica Democratica Tedesca come "muro di protezione antifascista" - si diceva - allo scopo di impedire aggressioni da parte del blocco occidentale capeggiato dagli americani, ma in realtà fu uno strumento coercitivo per bloccare la consistente emorragia demografica che affliggeva la Berlino comunista.

Alle spalle della costruzione del muro c'era ovviamente la Guerra Fredda tra l'Est e l'Ovest, tra due modelli politico-economici e culturali alternativi e rivali, iniziata subito dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale. Nonostante le fasi più dure dell'aspro confronto a distanza tra i due blocchi fossero state superate - l'apice delle quali fu toccato con il blocco di Berlino del giungo 1948 - e la Guerra Fredda proseguisse in una direzione più distesa (la crisi dei missili a Cuba del '62 fu soltanto un episodio isolato e di breve durata), i sovietici furono "costretti" ad adottare la misura restrittiva della chiusura della città di Berlino alla libera circolazione tra i due settori, per arginare la dilagante fuga dei berlinesi orientali verso il mondo libero dell'Ovest. Si stima infatti che tra il 1949 e il 1961 circa 2,5 milioni di persone passarono dal settore sovietico a quello americano. Una vera piaga per l'immagine dell'URSS, che, nell'ottica della continua corsa alla superiorità sul nemico, non poteva durare. 

Ma la Storia non si adagia sulle logiche umane - fossero anche regolate da sapienti, pianificatissime e raffinate strategie geopolitiche - e il sistema comunista non resse ai colpi, soprattutto interni, delle generazioni di uomini che aspiravano alla libertà e all'ottenimento dei più elementari diritti civili, e a quelli esterni dell'avanzare del libero mercato. Così mostrò evidenti scricchiolii, che portarono a crepe profonde. Se ne accorsero, relativamente in ritardo, anche i quadri dirigenti della Germania Est, nonostante i tentativi di resistenza ad oltranza dei primi mesi di quell'89 carico di grandi novità e la reticenza alle indicazioni di apertura date da Gorbačëv per cercare di salvare il salvabile. 

E si giunse così a quel 9 novembre in cui un giovane si arrampicò sul muro e, invece di essere sparato con i fucili dalle guardie di frontiera, fu innaffiato dai loro idranti. Dopo una lunga passeggiata sul bordo superiore del mostro di cemento, simbolo dell'oppressione durata 28 interminabili anni, saltò nella parte libera della città. Nel corso della giornata fu imitato da centinaia e centinaia di giovani, che iniziarono poi a picconare la lunga costruzione. Nei giorni successivi l'entusiasmo generale portò alla vendita di pezzi di muro, come souvenir di un regime ormai scomparso. Era la fine di un'epoca, il mondo era cambiato, aperto per sempre. 

E' passato un quarto di secolo da quel giorno. Il mondo è ulteriormente cambiato. Ci sono state guerre, attentati, l'11 settembre, il terrorismo islamico, la globalizzazione, internet che ha ulteriormente accelerato il processo di unificazione della popolazione mondiale, contribuendo ad avvicinare le persone e ad uniformare abitudini, stili di vita e di consumo. Eppure in un mondo apparentemente senza barriere qualche "muro" esiste ancora. Quello della contrapposizione ideologica, dell'odio politico-religioso e culturale, della sperequata distribuzione della ricchezza, dell'indifferenza verso gli sconvolgimenti climatici che abbiamo causato e stiamo ancora causando (tutti sì) al pianeta. Ci sono i muri, sì, ma ci sono anche tante persone (giovani in particolare) armate di desiderio di libertà, che si impegnano a superare e picconare tutti gli ostacoli della società odierna. Per trasformare questi muri in vecchi cimeli, residuo di un'epoca chiusa. Come il muro di Berlino appunto.