Vicolo è una poesia tratta dalla prima raccolta poetica di Quasimodo, Terra e acque. Come avviene frequentemente nell'opera, anche in questa lirica l'io poetico si abbandona ad immagini nostalgiche, che rievocano un passato lontano. In particolare, in questi nobili versi si può notare la personificazione iniziale del vicolo la cui voce, a testimonianza della vividezza del ricordo che agisce con la sua forza evocativa sulla memoria del poeta, crea emozioni sconosciute. Dal quarto verso in avanti, il tono diventa descrittivo e si susseguono immagini che rappresentano il passare rapido del tempo e la condizione di instabilità esistenziale della vita dell'uomo - si noti la rapidità con cui la rete di sole, che avvolge il muro, si disintegri sotto la sferza delle ore che passano, e nel vicolo già scende la sera. L'ultima strofa si chiude con un messaggio di solidarietà. Le case, disposte a forma di croce, ritrovano inconsapevoli nella vicinanza e nella fede il modo per difendersi, pur con difficoltà e dolore, dall'inquietudine. Nel testo sono presenti molte figure retoriche. Oltre alle due personificazioni iniziale e finale, troviamo molte allitterazioni e una metonimia, "botteghe tarde", al settimo verso.
Mi richiama talvolta la tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch’erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile
e s’udiva la notte un pianto
di cuccioli e di bambini.
Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch’ è paura
di restare sole nel buio.
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo (1091-1968), poeta e traduttore siciliano, è uno dei massimi rappresentanti della corrente poetica dell'ermetismo. Figlio di un capostazione, fu costretto a vivere una infanzia raminga, in giro per le città della Sicilia, a causa del lavoro del padre. Terminati a Messina gli studi tecnico-scientifici nel 1919, si trasferì a Roma per iscriversi alla facoltà di ingegneria. Subentrate difficoltà economiche lo portarono però a lavorare. Contemporaneamente, cominciò a dedicarsi alle traduzioni di classici greci e latini sotto la guida di Monsignor Mariano Rampolla del Tindaro. Nel 1926, fu assunto come geometra dal Ministero dei Lavori Pubblici e sposò Bice Donetti. Divenuto cognato dello scrittore Elio Vittorini, fu introdotto da questi nei circoli letterari fiorentini, dove conobbe Eugenio Montale. Nel '38, lasciò il suo lavoro presso il Genio Civile, ottenuto 7 anni prima, per dedicarsi completamente alla letteratura. Tre anni dopo, fu nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio Verdi di Milano, dove rimase fino al 1968. Di chiare idee antifasciste, nel 1945 si iscrisse al PCI pur non avendo partecipato alla Resistenza. Continuò la sua attività di traduttore e, a partire dal 1950, ottene numerosi premi a suggello delle sue riconosciute fatiche letterarie: nel '50 il Premio San Babila, nel '53 il Premio Etna-Taormina, nel '58 il Premio Viareggio e nel '59 il Nobel. Morì a Napoli, colpito da ictus, nel mese di giungo e fu sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano.
Le sue opere sono le seguenti: Acque e terre (1930), Oboe sommerso (1932), Odore di eucalyptus ed altri versi (1933), Erato e Apòllion (1936), Francesco Messina (1938), Poesie (1938), Lirici greci (traduzione 1940), Ed è subito sera (1942), Il fiore delle Georgiche (traduzione 1942), Petrarca e il sentimento della solitudine (saggio 1944), Il Vangelo secondo Giovanni (traduzione 1945), Dall'Odissea (traduzione 1946), Edipo re (traduzione), Giorno dopo giorno (1947), La vita non è sogno (1949), Canti (traduzione 1955), Il falso e vero verde (1956), Lirica d'amore italiana, dalle origini ai giorni nostri (antologia 1957), Poesia italiana del dopoguerra (antologia 1958), La terra impareggiabile (1958), Il poeta e il politico e altri saggi (Saggi 1960), Scritti sul teatro (1961), Dare e avere (1966).
Le sue opere sono le seguenti: Acque e terre (1930), Oboe sommerso (1932), Odore di eucalyptus ed altri versi (1933), Erato e Apòllion (1936), Francesco Messina (1938), Poesie (1938), Lirici greci (traduzione 1940), Ed è subito sera (1942), Il fiore delle Georgiche (traduzione 1942), Petrarca e il sentimento della solitudine (saggio 1944), Il Vangelo secondo Giovanni (traduzione 1945), Dall'Odissea (traduzione 1946), Edipo re (traduzione), Giorno dopo giorno (1947), La vita non è sogno (1949), Canti (traduzione 1955), Il falso e vero verde (1956), Lirica d'amore italiana, dalle origini ai giorni nostri (antologia 1957), Poesia italiana del dopoguerra (antologia 1958), La terra impareggiabile (1958), Il poeta e il politico e altri saggi (Saggi 1960), Scritti sul teatro (1961), Dare e avere (1966).
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