21 dicembre 2013

Sabato in Poesia: "Natale" di Giuseppe Ungaretti

Natale è una poesia che risale al 26 dicembre 1916, in piena guerra mondiale, scritta a Napoli durante un periodo di licenza trascorso dal poeta presso alcuni amici. Si nota immediatamente il senso di ritrosia della voce narrante ad immergersi nel mondo di sempre, quello quotidiano della città, per l'orrore generato dalla guerra che toglie il desiderio di ritorno ad una vita normale. La città con il suo andirivieni di gente, le sue strade affollate e labirintiche è molto lontana dallo stato d'animo di chi ha vissuto in prima persona le atrocità della guerra e sente più che altro la necessità di rintanarsi in se stesso, nei propri pensieri a riflettere, quasi a recuperare la dimensione umana, fatta di pensieri, di emozioni, di memoria, di tranquillità solitaria, che l'esperienza della guerra necessariamente cancella. La guerra infatti è azione, dinamicità, attenzione pragmatica continua, intervento immediato, e non lascia il tempo neppure per elaborare ciò che di traumatico è accaduto. Il caldo del focolare domestico - definito buono in contrapposizione al freddo della trincea - da cui si sviluppano le capriole di fumo, immagine molto plastica che chiude la lirica, è invece l'occasione per gustare un momento di disincantato raccoglimento.   


Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade


Ho tanta
stanchezza
sulle spalle


Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata


Qui
non si sente
altro
che il caldo buono


Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare


Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti (1888-1970) è stato un poeta e scrittore italiano. Nacque ad Alessandria d'Egitto da genitori italiani originari di Lucca. Alla morte del padre, operaio impegnato nei lavori di scavo del Canale di Suez, a causa di un incidente sul lavoro, rimase a vivere solo con la madre, che gli consentì comunque di studiare. Si appassionò ben presto alla poesia e alla letteratura, grazie alle amicizie e alla scoperta di riviste letterarie. Nel '12 si trasferì a Parigi, dove frequentò l'università e conobbe alcuni tra i più grandi letterati e artisti dell'epoca. Allo scoppio della Grande Guerra si arruolò come volontario e combatté sul Carso. Da questa esperienza nacque la sua prima raccolta poetica dal titolo Il porto sepolto. Al termine della guerra, si trasferì a Parigi, dove svolse il ruolo di corrispondente per il giornale Il Popolo d'Italia e successivamente quello di impiegato presso l'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel '20 sposò Jeanne Dupoix, da cui poi ebbe due figli e l'ano dopo si trasferì a Marino, vicino Roma. Quattro anni più tardi aderì ufficialmente al fascismo, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti, svolse un'intensa attività giornalistica e letteraria su diversi giornali e riviste francesi e italiane e organizzò diverse conferenze in giro per il mondo. A partire dal 1931 ottenne l'incarico di inviato speciale per il giornale La gazzetta del Popolo e riprese i suoi viaggi di lavoro, le cui esperienze saranno raccontate successivamente nelle opere Il povero nella città e Il deserto dopo. Nel 1936, gli venne offerta la cattedra di letteratura italiana presso l'Università di San Paolo del Brasile, che egli accettò, trasferendosi con tutta la famiglia fino al '42. Proprio in Brasile morirà il piccolo Antonietto, suo figlio di soli nove anni, lasciando il poeta in una condizione di prostrazione interiore molto evidente. Nel '42, tornato in Italia, fu nominato Accademico d'Italia e professore di letteratura moderna e contemporanea all'Università di Roma. Nel '58 ottenne la cittadinanza onoraria di Cervia, nel '60 il Premio Montefeltro e sei anni dopo il Premio Etna-Taormina. Dal 1968 in poi divenne famoso al grande pubblico per le sue letture televisive dei versi dell'Odissea. Nel 1970 ottenne l'ultimo riconoscimento dall'università dell'Oklahoma, ma il viaggio delibitò la sua salute ormai cagionevole a causa dell'età avanzata. Morì nella notte tra 1 e il 2 giugno; ai funerali, che si tennero tre giorni dopo non partecipò nessun rappresentante del Governo italiano. E' sepolto nel cimitero del Verano insieme alla moglie. 
Tra le opere di Ungaretti troviamo: Natale (poesia 1916), Il porto sepolto (poesia 1917), Allegria di naufragi (poesia 1919), L'Allegria (poesia 1931), Sentimento del tempo (poesia 1933), Traduzioni (193), 22 sonetti di Shakespeare (traduzione 1944), 40 Sonetti di Shakespeare (traduzione 1946), La guerra (poesia 1947), Il dolore (poesia 1947), Demiers Jours. 1919 (poesia 1947), Da Góngora e da Mallarmé (traduzione 1948), Il povero nella città (prosa 1949), Gridasti: Soffoco... (poesia 1950), La Terra Promessa (poesia 1950), Fedra di Jean Racine (traduzione 1950), Un grido e Paesaggi (poesia 1952), Les Cinq livres, texte francais etabli par l'auteur et Jean Lescure. Quelques reflexions de l'auteur (1952), Poesie disperse (1915-1927) (poesia 1959), Il Taccuino del Vecchio (poesia 1960), Il Deserto e dopo (prosa 1961), Visioni di William Blake (traduzione 1965), Dialogo (poesia 1968), Vita d'un uomo. Tutte le poesie (poesie 1969), Saggi e interventi (saggi 1974), Lettere a Soffici, 1917/1930 (epistolario 1983), Invenzione della poesia moderna, Lezioni brasiliane di letteratura (1937-1942) (saggi 1984), Lettere a Enrico Pea (epistolario 1984), Carteggio 1931/1962 (epistolario 1984), Lettere a Giovanni Papini 1915-1948 (epistolario 1988).
      

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