23 maggio 2014

Quali europee?

di Roberto Marino 

Immaginate una piazza, piuttosto grande e piena di persone. Ci troverete dentro diversi tipi umani, ognuno con le proprie caratteristiche e diversi atteggiamenti. Ci sarà chi urla e sbraita per avere ragione e per raggiungere il proprio obiettivo non tralascia nessun metodo, neanche quello dell'insulto e della denigrazione.

Poi ci troverete magari quello che vuole convincere a tutti i costi della bontà delle proprie convinzioni e dei propri metodi, ma che per farlo usa i termini della dialettica. E allora eccolo impegnato a lusingare, a vendere sogni, a tranquillizzare e rassicurare, insediando nella mente di chi ascolta, in modo blando, pacato, suadente tutto ciò di cui è convinto.

Immaginate ora un calderone con dentro un minestrone composto da tanti ingredienti. Ci sarà quello dal gusto forte e deciso, quello che non sa di nulla, quello che prova a fare da collante tra gli altri per tenere unita la brodaglia.

Ecco, queste sono le metafore con cui ho provato a rappresentare il modo come è stata svolta la campagna elettorale per queste elezioni europee. Campagna elettorale strutturata su un copione già visto, un canovaccio già letto e riletto migliaia di volte, in cui non ci si risparmia colpi bassi, insulti, chiacchiericcio vuoto e vociante, ronzio da zanzare e mosche fastidiose che si sentono nei caldi e fiacchi pomeriggi estivi. E come al solito da questa bagarre sono rimasti fuori i veri temi, i problemi, in questo caso, di una Europa a diverse velocità e il modo come provare a dare delle soluzioni: la questione dell'unione politica (se e come farla: federativa o confederativa e con quali poteri); la questione dell'unione bancaria; la questione delle riforme da architettare per far ripartire la crescita e con quali proporzioni per componenti di rigidità e solidarietà; il problema dell'immigrazione e le proposte italiane al parlamento di Bruxelles per ripartire il peso delle questioni su tutti gli stati membri e sull'Unione.

Se non si capisce che i cittadini hanno bisogno di risposte concrete, reali e realizzabili e se non si spiega loro che questioni apparentemente lontane dall'orticello che sta dietro casa propria hanno ripercussioni sulla loro stessa vita e su quella dei propri figli, allora non ci si può poi sorprendere della disaffezione nei confronti della politica. In questa tornata elettorale europea, infatti, l'astensionismo è dato ipoteticamente come primo partito da diversi sondaggi incrociati; e non solo in Italia. E' vero che spesso i sondaggi lasciano il tempo che trovano, ma è pur vero che il senso di insoddisfazione e di disagio è molto elevato presso i cittadini e questo dato non può essere affatto sottovalutato.

Tornando alle metafore iniziali, però una cosa va detta: mentre una piazza non è una entità organica e per questo non ha una finalità eteroreferenziale e il minestrone lo si può mangiare e magari è anche buono, questa campagna elettorale è l'ennesima dimostrazione dell'autoreferenzialità della politica. Concludendo, si può dire che se è vero che queste elezioni saranno sonsultazioni europee, la campagna elettorale è stata interamente italiana.

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