03 maggio 2014

Sabato in Poesia: "Disoccupato" di Umberto Saba

Disoccupato è un un breve componimento di Umberto Saba, tratto dall'opera più nota e voluminosa, Il Canzoniere. La sensibilità del poeta per il mondo quotidiano si concentra su una figura emarginata e dimenticata come quella del disoccupato. Questi - a cui il poeta si paragona in parte - viene colto nel momento del girovagare senza meta con il viso stanco già di buon mattino e gli occhi disperati. Il richiamo alla semplicità della vita quotidiana - tema caro al poeta fin dagli esordi - è decisamente molto evidente e trasforma la sua lirica in una sorta di narrazione, di racconto. Nella seconda strofa, il poeta si abbandona all'immaginazione per ricostruire il passato del viandante, accostandolo al periodo di una guerra passata - probabilmente la Grande Guerra - definita guerra patriottica. Infine, l'attenzione del poeta si posa sulla lunga fila di persone all'entrata delle botteghe, a cui lo stesso disoccupato si avvicina; immagine questa che descrive ancor meglio il senso di solitudine, anonimato e atomismo esistenziale.


Dove sen va cosí di buon mattino 
quell’uomo al quale m’assomiglio un poco?
Ha gli occhi volti all’interno, la faccia 
sí dura e stanca. 


Forse cantò coi soldati di un’altra 
guerra, che fu la guerra nostra. Zitto 
egli sen va, poggiato al suo bastone 
e al suo destino,


tra gente che si pigia 
in lunghe file alle botteghe vuote. 
E suona la cornetta all’aria grigia 
dello spazzino.

Umberto Saba


Umberto Saba (1883-1957), pseudonimo di Umberto Poli, è stato un poeta, scrittore e aforista italiano. Figlio di ebrei triestini, fu perseguitato per motivi razziali al punto da fuggire prima in Francia per poi andare a Roma e Firenze, sotto la protezione di Ungaretti e Montale. Visse un'infanzia travagliata a causa dell'assenza dei genitori e dopo i primi infruttuosi e svogliati studi scolastici ed un'esperienza da marinaio, si iscrisse all'università. Nel 1908, dopo una serie di esperienze da girovago, sposò con rito ebraico Carolina Wörfeller. Nel 1913 si trasferì a Bologna per tentare di superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie e qui collaborò con il quotidiano Il Resto del carlino, mentre l'anno dopo si recò a Milano per gestire il caffè del teatro Eden. Fervente interventista, collaborò con il giornale Il Popolo d'Italia, fondato da Mussolini e allo scoppio della guerra partì per il fronte. Terminata la guerra, ritornò a Trieste e rilevò la libreria antiquaria Mayländer entrando in contatto con la rivista Primo Tempo e con i letterati della rivista Solaria. Nel '38, a causa dell'emanazione delle leggi razziali, è costretto a fuggire a Parigi per poi fare ritorno a Roma l'anno dopo. Dopo l'8 settembre '43 fu costretto a fuggire con la famiglia a Firenze e soltanto nel dopoguerra cominciò ad essere riconosciuta la sua valenza letteraria e poetica. Nel '46 vinse, ex aequo con Silvio Micheli, il Premio Viareggio; nel 1951 ottenne il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina; nel 1953 l'Università di Roma gli conferì la laurea Honoris causa. Nel '55 si rinchiuse in una clinica a Gorizia, dalla quale uscì soltanto in occasione del funerale della moglie, gravemente ammalata. Ormai stanco, malato anch'egli e sconvolto, morì il 27 agosto dell'anno successivo, impegnato nella stesura dell'opera Ernesto, rimasta incompiuta.
Le opere di Saba comprendono: Poesie (1911); Coi miei occhi (poesia 1912); La serena disperazione (poesia 1920), Cose leggere e vaganti (poesia 1920); Il canzoniere (1921); Preludio e canzonette (1922); Autobiografia. I Prigioni (prosa 1923); Figure e canti (1926); L'uomo (1926); Preludio e fughe (1928); Tre poesie alla mia balia (1929); Ammonizioni ed altre poesie 1900-1910 (1932); Tre composizioni (1933); Ultime cose 1900-1945 (1944); Il Canzoniere (1900-1945) (1945); Mediterranee (1946); Scorciatoie e raccontini (racconti 1946); Storia e cronistoria del Canzoniere (prosa 1948); Il Canzoniere (1900-1947) (1948); Poesie dell'adolescenza e giovanili 1900-1910 (1949); Trieste e una donna 1910-1912 (1950); Uccelli (1950); La serena disperazione 1913-1915 (1951); Uccelli e quasi un racconto 1948-1951 (poesia 1951); Preludio e canzonette 1922-1923 (1955); Il Canzoniere (1900-1954) (1957); Epigrafe. Ultime prose (poesie e prose 1959); Quel che resta da fare ai poeti (articolo 1961); Parole. Ultime cose 1933-1943 (1961); Il piccolo Berto 1923-1931 (1961); Ernesto romanzo incompiuto 1975); La Capra in Poesie e prose scelte (1995);

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