Che poi esista un problema donna in Calabria e in generale nelle regioni italiane a cultura mediterranea non si può negare, anche se va considerato più come accentuazione di un problema dalla dimensione nazionale. Sicuramente la cultura calabrese appare più chiusa rispetto a determinati valori di maggiore ascendenza nordica e tende a bollare come non idonei determinati comportamenti femminili più emancipati o "liberi", mentre contemporaneamente ne tollera, quando non ne esalta, la versione maschile. Prova ne è la categoria ancora valida di machismo o di reputazione da latin lover per i conquistatori uomini, di contro a quella di "poco di buono" utilizzata per etichettare le conquistatrici. La politica dei due pesi e due misure. Da qui però a descrivere una realtà primitiva, violenta, incivile, barbara ne passa.
Nessuno intende negare che modi di pensare retrogradi ai limiti della disumanità esistano ancora - non si spiegherebbero comportamenti come quello dell'assassino di Fabiana - ma devono essere ridimensionati nella loro limitatezza e singolarità e comunque confinati (non giustificati né tantomeno umanamente "compresi") in contesti particolari di degrado socio-culturale.
Le questioni macroscopiche ancora irrisolte che una regione come la Calabria vive in maniera peculiare sono economiche, sociali, culturali. Il dramma della criminalità organizzata, della mancanza di lavoro giovanile e non, dello spreco delle potenzialità di risorse umane, materiali e naturali, della mancanza di una classe dirigente seria e lungimirante, della mentalità omertosa e connivente con la 'ndrangheta, che coinvolge istituzioni e privati cittadini, del familismo amorale, che porta alla mancanza di una visione collegiale della società e all'aborto prematuro della formazione di un senso di rispetto profondo per la collettività. Questi problemi si intrecciano anche sicuramente con la questione femminile, accentuandone la drammaticità ed evidenziando l'inferiorità professionale, sociale, culturale della donna rispetto all'uomo.
La vera sfida diventa allora analizzare seriamente tutto questo e dargli una risposta ferma e decisa, anche valorizzando il contributo che le donne possono portare per la rinascita della regione calabrese innanzitutto e poi di tutta l'Italia. La crisi che stiamo vivendo può essere un'occasione per rilanciare le forze nuove e fresche, donne innanzitutto, che rappresentano una speranza. Parliamo di tutto questo e non creiamo rappresentazioni fantasiose poco aderenti con la realtà.