di Roberto Marino
Alea iacta est. Il dado è tratto o quasi. Il presidente Napolitano si è espresso dopo giorni di indugi, osservazione dell'evolversi della situazione e una notte - quella appena trascorsa - passata a riflettere circa il da farsi ed evidentemente il da dirsi. Sì, perché è determinante agire (su tutti i fronti) ma è importante anche comunicare e saperlo fare bene, onde evitare fraintendimenti o peggioramenti delle condizioni in cui ci troviamo.
Ancora una volta, Napolitano ha mostrato saggezza, responsabilità, sensibilità, intelligenza. Come le sue parole di oggi hanno testimoniato chiaramente, è necessario, in questo momento, rassicurare i mercati nazionali ed internazionali e gli altri Paesi, inviando, per quanto possibile, messaggi di solidità e affidabilità. Il Presidente ha infatti dichiarato più volte che continuerà ad esercitare il suo mandato fino all'ultimo giorno e a «concorrere almeno a creare condizioni più favorevoli, allo scopo di sbloccare una situazione politica, irrigidita tra posizioni inconciliabili». Inoltre, ha ricordato che l'Italia ha ancora un governo in carica, che si occuperà delle questioni più urgenti.
Dopo la comunicazione viene però l'azione. Se la strada di Bersani era stretta, quella di Napolitano rischia di essere un vicolo, che tuttavia può portare, se non proprio su una via principale o dritti per la tangenziale, quantomeno in una piazzetta. Questa prende il nome di elaborazione «di precise proposte programmatiche». Per questa realizzazione, il Presidente nominerà «due gruppi ristretti di personalità», prelevati dalle forze politiche (Pd e Pdl?), che già a partire da martedì si riuniranno per cominciare a lavorare in questa direzione.
Dalla piazzetta però bisognerà poi ripartire attraverso un altro vicolo - forse ancora più stretto - per trovare le convergenze in Parlamento. Non tanto sull'approvazione dei punti del programma, su cui le forze politiche si accorderanno verosimilmente durante i lavori della "commissione", quanto sulla fiducia da dare ad una nuova maggioranza e a quali costi.
C'è poi l'incognita di chi guiderà la futura maggioranza e il nascituro governo. Cosa farà Napolitano in questa direzione? Scongelerà l'ipotesi Bersani momentaneamente ibernata? Affiderà alla commissione l'incarico di scegliere un altro nome? Ancora non sappiamo. Del resto è presto e anche infruttuoso fare ipotesi (si veda come si siano rivelate infondate le congetture giornalistiche circa un possibile ritiro anticipato del Capo dello Stato) perché la situazione è ancora troppo concitata e confusa.
Infine, il Presidente ha ribadito la sua «fiducia - ma è più un invito caldamente consigliato - nella possibilità di responsabile superamento del momento cruciale che l'Italia attraversa». Come a dire alle forze politiche: «Nei limiti dei miei poteri, più di questo non posso. Ora tocca a voi!».
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