di Roberto Marino
Sembrava che il problema dello sblocco dei pagamenti dei debiti che la Pubblica Amministrazione deve alle imprese italiane fosse una bolla continuamente crescente. Bolla, perché una situazione del genere sembrava davvero surreale - come surreale appare una bolla di sapone - ; il perché di crescente, beh, lo si capisce da soli. Da ieri però si è messa la parola "fine" a questa storia infinita. Così pare, almeno a giudicare dal decreto varato dalla Presidenza del Consiglio in collaborazione con il Ministero dell'Economia e con quello dello Sviluppo Economico.
Il Governo ha ormai presumibilmente compiuto una delle sue ultime azioni prima di venire sostituito dal seguente, qualunque esso sia. Azione che sicuramente doveva eseguita molto tempo prima, visto che non è tollerabile che uno stato contragga debiti per un ammontare così esoso (si parla di una cifra che oscilla tra i 90 e 130 miliardi di euro) e per un periodo così lungo (un anno circa) con imprese che hanno lavorato, erogando beni e servizi di cui proprio lo Stato ha beneficiato. Ciò non soltanto per una questione di principio e di comportamento onorevole - tanto più che lo Stato dovrebbe dare il buon esempio piuttosto che limitarsi a sollecitare, con una certa solerzia, i cittadini al pagamento delle imposte - ma anche e soprattutto per una necessità economico-finanziaria urgentissima in un periodo di paralisi economica come quella che stiamo attraversando.
A parte le questioni di principio e di giustizia, che ormai in Italia lasciano il tempo che trovano, il decreto prevede lo sblocco immediato (o quasi) di un importo pari a «40 miliardi nei prossimi 12 mesi con meccanismi chiari, semplici e veloci, senza oneri o complicazioni inutili». Queste le parole del premier Monti, sabato in conferenza stampa, che non ha poi esitato a levare dalle proprie scarpe - diventate ormai troppo strette a causa dei risultati venuti fuori dalle elezioni, del fuoco incrociato della campagna elettorale - l'ultimo sassolino della denuncia dell'ipocrisia con cui le forze politiche hanno lanciato «tante espressioni di severa critica al governo, che ha impiegato due o tre giorni in più del previsto» per risolvere il problema, nonostante sarebbero state proprio loro a contribuire alla determinazione di simili distorsioni.
Le modalità di smaltimento dei debiti saranno diverse e ovviamente si aspetta la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale per conoscerle nel dettaglio. A giudicare da quello che il ministro Passera ha annunciato e dal testo modificato che oggi il Corriere della Sera pubblica in anteprima, sembra che si utilizzeranno formule di «compensazione tra debiti e crediti», emissione di titoli di stato.
Per l'estinzione dei debiti, viene istituito un fondo - denominato Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili - che ammonta a 26 miliardi di euro complessivi - dieci per l'anno 2013 e 16 per l'anno 2014 - ripartito in tre sezioni: 1) Sezione per assicurare la liquidità dei pagamenti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali, con una dotazione di 2 mld per il 2013 e 2 mld per il 2014; 2) Sezione per assicurare la liquidità alle regioni e province autonome per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili diversi da quelli finanziari e sanitari, con una dotazione di 3 mld per il 2013 e 5 mld per il 2014; 3) Sezione per assicurare la liquidità per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, con una dotazione di 5 mld per il 2013 e 9 mld per il 2014.
Entro la data del 30 aprile, gli enti locali dovranno richiedere l'autorizzazione al Ministero dell'Economia per lo smaltimento dei primi debiti, che sarà rilasciata entro il 15 maggio. Nel frattempo, comuni e province potranno cominciare a pagare i propri debiti immediatamente, utilizzando eventuali proprie disponibilità liquide. Nel caso in cui non abbiano in cassa denaro sufficiente per estinguere i debiti, potranno servirsi di anticipazioni fornite dalla Cassa depositi e prestiti entro il 15 maggio 2013 per i debiti contratti nel 2013 ed entro il 31 gennaio 2014 per quelli dell'anno successivo, restituibili entro un massimo di 30 anni.
Per l'estinzione dei debiti, viene istituito un fondo - denominato Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili - che ammonta a 26 miliardi di euro complessivi - dieci per l'anno 2013 e 16 per l'anno 2014 - ripartito in tre sezioni: 1) Sezione per assicurare la liquidità dei pagamenti certi, liquidi ed esigibili degli enti locali, con una dotazione di 2 mld per il 2013 e 2 mld per il 2014; 2) Sezione per assicurare la liquidità alle regioni e province autonome per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili diversi da quelli finanziari e sanitari, con una dotazione di 3 mld per il 2013 e 5 mld per il 2014; 3) Sezione per assicurare la liquidità per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, con una dotazione di 5 mld per il 2013 e 9 mld per il 2014.
Entro la data del 30 aprile, gli enti locali dovranno richiedere l'autorizzazione al Ministero dell'Economia per lo smaltimento dei primi debiti, che sarà rilasciata entro il 15 maggio. Nel frattempo, comuni e province potranno cominciare a pagare i propri debiti immediatamente, utilizzando eventuali proprie disponibilità liquide. Nel caso in cui non abbiano in cassa denaro sufficiente per estinguere i debiti, potranno servirsi di anticipazioni fornite dalla Cassa depositi e prestiti entro il 15 maggio 2013 per i debiti contratti nel 2013 ed entro il 31 gennaio 2014 per quelli dell'anno successivo, restituibili entro un massimo di 30 anni.
Per quello che riguarda la compensazione tra crediti e debiti fiscali, il limite è stato innalzato a 700 mila euro, dal vecchio tetto di 500 mila, ma questa sarà possibile soltanto a partire dal prossimo anno. Evidentemente, i problemi riguardanti la possibilità di sforamento del rapporto deficit/Pil per l'anno 2013 hanno pesato molto sulla scelta di posdatare la compensazione.
Nella parte finale del decreto, si fa presente inoltre che lo Stato è autorizzato all'emissione di titoli per un massimo di 20 miliardi di euro per l'anno 2013 e 20 per l'anno successivo, al fine di assicurare le risorse finanziarie necessarie all'attuazione di tutti gli interventi precedentemente esaminati.
La notizia sicuramente farà piacere a molte aziende che da troppo tempo aspettano di vedersi corrisposto, nelle varie forme decise dal governo, quanto spetta loro di diritto. Tuttavia, come ricordato nell'articolo, di strada da fare ce n'è davvero tanta: mancano all'appello ancora un bel po' di debiti - più del doppio - ai quali lo Stato deve far fronte.
RispondiEliminaApprofitto di questo commento per ricordare e sottolineare che l'Italia è quasi fanalino di coda nella graduatoria europea che indica i tempi di ritardo maturati nei pagamenti: ad essere precisi, solo la martoriatissima Grecia fa peggio di noi.
Secondo le stime indicate nel rapporto di Intrum Justitia (fonte: Il Sole 24 Ore, 19 Marzo), gruppo svedese leader in Europa nel settore dei servizi di gestione e recupero crediti, aspettare mediamente 180 giorni (90 previsti da contratto + 90 di ritardo) per le Pmi del Belpaese che vantano crediti nei confronti della Pa è del tutto normale. E pensare che la Germania - solamente quarta in classifica - fa sei volte meglio di noi: da quelle parti attendono davvero poco (36 giorni in tutto).
La più efficiente è invece la Finlandia con i suoi 24 giorni (20 + 4!).
Alè!
Come sempre i tuoi commenti, Tommaso, sono ricchi di informazioni puntuali, precise e numericamente controllabili.
RispondiEliminaDi fronte a dati come questi - in particolare quelli che riguardano i tempi di pagamento svedesi - la situazione italiana è a dir poco imbarazzante. L'atteggiamento italiano nei confronti della società deve cambiare e questo è possibile solo se cambia la cultura, se vengono modificati i valori di riferimento. Il rispetto per gli impegni presi, per il valore del lavoro, il senso della comunità e la rinuncia al clientelismo e alla esclusiva tutela degli interessi particolaristici sono i soli mezzi che abbiamo per evitare distorsioni come queste. Il segreto del funzionamento e dell'efficienza (non solo in senso economico, ma anche sociale) degli altri Paesi - in primis quelli nordici - è tutto qui.