di Roberto Marino
Dopo la bellezza di 61 giorni di stallo, finalmente abbiamo un governo. Era ora! La situazione era (ed è ancora adesso) in una condizione di drammaticità, aggravata ancora di più dal fatto che il Paese è rimasto acefalo per troppo tempo. Come si ricorderà, nei giorni scorsi si sono alzati inviti a far presto da tutte le parti. Dalla Confindustria, nella persona del suo presidente Giorgio Squinzi, fino al Capo dello Stato Napolitano e agli altri Paesi. Grazie alla determinazione e all'intervento celere del Presidente della Repubblica, l'italia è in grado di cominciare a lavorare per affrontare i problemi impellenti: economia, lavoro, stato sociale, riforme.
Questa la composizione della squadra di governo, scelta dal premier Enrico Letta:
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: Filippo Patroni Griffi
Ministero degli Interni e vicepremier: Angelino Alfano
Ministero della Difesa: Mario Mauro
Ministero degli Esteri: Emma Bonino
Ministero della Giustizia: Anna Maria Cancellieri
Ministero dell'Economia: Fabrizio Saccomanni
Ministero delle Riforme Istituzionali: Gaetano Quagliariello
Ministero dello Sviluppo: Flavio Zonato
Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture: Maurizio Lupi
Ministero delle Politiche Agricole: Nunzia Di Girolamo
Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca: Maria Chiara Carrozza
Ministero della Salute: Beatrice Lorenzin
Ministero del Lavoro e Politiche sociali: Enrico Giovannini
Ministero dell'Ambiente: Andrea Orlando
Ministero dei Beni culturali e Turismo: Massimo Bray
Ministero della Coesione territoriale: Carlo Trigilia
Ministero degli Affari europei: Enzo Moavero Milanesi
Ministero degli Affari regionali: Graziano Delrio
Ministero delle Pari opportunità, sport, politiche giovanili: Josefa Idem
Ministero dei Rapporti con il Parlamento: Dario Franceschini
Ministero dell'Integrazione: Cecile Kyenge
Ministero della Pubblica Amministrazione: Giampiero D'Alia
In questa lista figurano nomi interessanti, in alcuni casi di primo piano, come Enrico Giovannini - uno che conosce molto bene l'economia, visti i ruoli di altissimo prestigio e responsabilità ricoperti durante la sua carriera - o come Anna Maria Cancellieri, riconfermata come ministro, seppure con delega alla Giustizia piuttosto che agli Interni. O ancora Fabrizio Saccomanni, Direttore Generale della Banca d'Italia. Tre nomi, giusto per citare qualche esempio illustre.
Non manca però anche qualche nome un tantino fuori luogo. Affidare ad esempio la responsabilità di un ministero importante come quello della Sanità ad un politico puro, che non possieda specifiche competenze in materia, risulta un po' azzardato. Si potrà obiettare che il ministro della Sanità non dovrà certo compiere operazioni chirurgiche, oltre al fatto che sarà circondato da esperti in materia, e questo è ovvio, tuttavia ritengo sia necessaria anche una consolidata competenza ed esperienza (non necessariamente legata all'età anagrafica) nel l'ambito sanitario nazionale. Solo in questo modo si può tentare di rimettere in carreggiata un settore così disastrato. Nulla contro la persona, qualcosa in più contro la scelta "strategica".
Ormai si sa, le larghe intese all'italiana - in particolare questa - tentano di comporre in maniera artificiale una convivenza tra forze politiche diverse - o almeno che si dichiarano tali e fanno di tutto per sembrarlo - le quali durante la campagna elettorale si accusano reciprocamente di tutto e di più. Certo, a questo punto della situazione un passo del genere è stato necessario, tuttavia adesso ci si aspetta un lavoro utile e immediato. Perdere altro tempo in beghe di palazzo, lotte, accordi, contrattazioni sottobanco non solo è inutile, ma anche dannoso.
Che quello appena nato sia un governo di scopo o fatto per durare, è poco importante nel senso accademico dei termini. Ciò che conta davvero è che abbia le idee chiare su ciò che vuole fare e lo faccia. Questo significa azioni immediate, ma significa anche decidere razionalmente, strategicamente, nel senso nobile della parola, e fin da ora se la legislatura è stata pensata per portare avanti pochi obiettivi e poi votare o per fare riforme strutturali corpose. E su questo impostare il proprio lavoro.
Fino ad ora celerità è stata parola d'ordine delle operazioni di formazione di questo esecutivo, speriamo lo sia anche in seguito. Anche perché gli italiani osservano. Alle prossime elezioni tireranno le somme.